Volkskunstmuseum Project 2011



In der Ausstellung LADINIA (10.06.11_06.11.11) die Kuratorin der Tiroler Volkskunstmuseum in Innsbruck Dr. Herlinde Menardi hat fünf Künstler Ladin (Lois Anvidalfarei, Aron Demetz, Gabriele Grones, Soraperra Claus und Andrea Alberti) eingeladen, um einen Dialog zwischen ihren zeitgenössischen Werken und museale Objekte zu öffnen.

All’interno della mostra LADINIA (10.06.11_06.11.11) la curatrice del Tiroler Volkskunstmuseum di Innsbruck dr. Herlinde Menardi ha invitato cinque artisti ladini (Lois Anvidalfarei, Aron Demetz, Gabriele Grones, Claus Soraperra e Andrea Alberti) ad aprire un dialogo tra le loro opere contemporanee e gli oggetti museali.
Tl daite dla mostra LADINIA (10.06.11_06.11.11) la curadoura dl Tiroler Volkskunstmuseum di Innsbruck dr. Herlinde Menardi à envié cinch artisc ladins (Lois Anvidalfarei, Aron Demetz, Gabriele Grones, Claus Soraperra e Andrea Alberti) a se confronté tres si laours atuai con i ogec dl museum.



Volkskunstmuseum Project 2011
Da la mere a la mort
Tiroler Volkskunstmuseum-Innsbruck Tirol (A) 2011
Claus Soraperra

Meine Bilder wollen das Leben darstellen. Alles stammt aus dem ladinischen Wort “MERE” das zwei Bedeutungen hat. Es bedeutet sowohl Mutter als auch Gebärmutter. Die Lebenserfahrungen von Geburt bis zum Tode und das Alltagsleben sind in meiner Ausstellungsstrecke nicht dargestellt.
Südlich von der Ausstellungstrecke Vita Precaria werden das Triptychon des Lebens und das Triptychon des Todes eingereiht werden.

Il percorso espositivo vuole presentare la vita, partendo dalla parola “MERE” che in ladino assume un duplice significato, madre e/o utero. Lo scorrere dell’esperienza umana dal concepimento alla morte, il resto, la vita quotidiana rimane assente.
L’installazione prevede nella zona sud del percorso Vita Precaria, l’inserimento di due trittici, quello della Vita e quello della Morte.

L Tritich dla Vita (il trittico della Vita) Das Triptychon des Lebens

Drei Gestalte, die mit der Mutterschaft verbindet sind, symbolisieren die Verherrlichung und die Erotik der Frau, die Braut und dann Mutter wird. Sie ist „der Tempel des Lebens“. Sie ist die, die das Leben in sich bewahren und mitteilen kann.
Das Thema ist wirkungsvoll, aber es wird von der Farbveränderung der Bilder abgetönt. Die drei Werke stellen die drei Hauptfarben (das Gelb, das Blau und das Rot) dar, die das ganze Spektrum der Farben erzeugen können.
Die Wirkung ist stark und beunruhigend. Jeden Tag treffen wie diese Gestalte, die wir in den Zeitungen, im Fernseher und während der Modenschauen sehen. Sie sind in unsere Vorstellungwelt eingetreten, ohne dass wir es gemerkt haben. Sie sind entkleidete und gequälte Frauen. Hinter ihren geschlossenen Augen und unter ihren Helmen und Brillen schützen sie das Denken, den Geist, das Leben.
Sie sind Kriegerinnen, Beschützerinnen des Lebens und Hüterinnen von dem Menschengeschlecht.

Dietro i manichini degli sposi tre figure legate alla maternità simboleggiano l’esaltazione e la potenzialità erotica della donna che ne fa divenire la sposa e poi la madre, ovvero il Tempio di Vita, colei che al suo interno è potenzialmente destinata a custodire e trasmettere la Vita.
Il tema fortemente impattante viene ammorbidito dalla variazione cromatica delle tre opere, che non a caso rappresentano i tre colori primari, giallo, blu e rosso, i colori base capaci di generare tutto lo spettro cromatico.
L’impatto è forte, inquietante. Eppure oggi sui giornali, sulle tv, nelle sfilate di moda, sono queste le immagini e le icone che quotidianamente incontriamo e che sono entrate nel nostro immaginario collettivo senza che noi ce ne accorgessimo. Sono donne, svestite nel corpo e martoriate, ma che dietro ad occhi chiusi e sotto ad elmetti ed occhiali, proteggono il pensiero, la mente, l’essere portatrici di vita.
Sono guerriere, con il loro codice genetico, segno di identificazione, protettrici della vita e custodi della discendenza umana.




Das Triptychon des Lebens in dem Raum mit der Braut die Mitgift.
Il Tritich dla Vita nella stanza della sposa con la dote nuziale.




L tritich dla Mort (il trittico della Morte) Das Triptychon des Todes
Das zweite Triptychon wird neben dem Handtuchhalter ausgestellt werden. Jetzt ist die erste Frau eine Mutter, die allein und gebeugt über sich selbst ist. Sie ist keine Lebensträgerin mehr, sondern sie wird eine alleine, ausgezogene Mutter, die ohne ihr Kind ist. Sie lebt körperlich aber ist leer darin. Dieses Werk antizipiert das andere, in dem man das Kind sieht. Es ist allein, selbstständig, ein „Kind-Mann“. Hier sind die Augen geöffnet, sie schauen den Zuschauer und antizipieren Memento Moris Meinung.
Das Leben, das jetzt nicht mehr in dem Mutterleib, sondern in dem Körper von dem Kind bewahrt ist, antizipiert das letzte Werk, in dem das Kind den Tod darstellt. Es hat einen Totenschädel in der Hand, der den Zuschauer in den Handtuchhalter zurückschickt. Die Augen schließen sich wieder, der Helm und die Brille erscheinen wieder. Diesmal schützen sie das Leben nicht. Sie geben das Leben, das Denken auf, weil der Tod das Leben und den Körper besiegt, aber er schlägt die Erinnerung, das Andenken, „unsere Geschichte“ nicht. Der Tod kann das Erbe nicht besiegen, das die Mütter und Bräute weiterüberliefern.

L’esposizione del secondo trittico è prevista in prossimità del Handtuchhalter. Rispetto al Tritich dla vita, qui la prima donna è una madre sola, curva su se stessa, da portatrice di vita diviene madre sola spogliata, ormai senza la sua creatura, viva fisicamente ma vota dentro. E’ quest’opera che anticipa la seconda, dove si vede il figlio solo, autonomo, pronto alla vita, un bambino-uomo, programmato alla vita, qui gli occhi sono aperti, guardano lo spettatore e anticipano il pensiero di Memento Mori
La vita custodita ora non più nel grembo materno ma nel corpo dell’individuo bambino, anticipa l’ultima opera, dove colui che era bambino presenta la morte, tenendo in mano il teschio, che rimanda lo spettatore al Handtuchhalter. Gli occhi si chiudono nuovamente, e ricompare l’elmetto e gli occhiali, questa volta non per proteggere ma per archiviare la vita, il pensiero, poiché se la morte vince la vita il fisico, la morte non sconfigge il ricordo, la memoria, la nostra Storia, l’eredità che le madri, le spose continuano a tramandare.




Das Triptychon des Todes nächsten all'Handtuchhalter
Il Tritich dla Mort accanto all’Handtuchhalter




Das Triptychon des Todes neben dem Werk von Aron Demetz
Il Tritich dla Mort accanto all’intervento di Aron Demetz

Fünf Banner von der Pascalin Project wurden in den Kreuzgang des Museums ausgesetzt.
Cinque banner del Pascalin Project sono stati esposti nel chiostro del museo.





Ausstattung in den Kreuzgang des Museum mit Dr. Herlinde Menardi
Allestimento nel chiostro del Museo con la dott.ssa Herlinde Menardi




Rendering im Kreuzgang des Museums für die 5-Banner
Rendering del chiostro del Museo con i 5 banner 




Volkskunstmuseum Project 2011








Project
Work

Pascalin_Project (The project)







L’obiettivo del progetto è di ricordare Franz Dantone Pascalin, primo fotografo delle Dolomiti, attraverso l’osservazione degli aspetti iconografici ed iconologici presenti nella sua produzione fotografica, rivisitandoli e presentandoli in chiave attuale e contemporanea. Attraverso un’azione di scomposizione e rilettura della rappresentazioni fotografiche, immortalate nelle lastre di F.D.P., cento e più anni fa, il progetto vuole analizzare i diversi mutamanti intercorsi nella società fassana, capire”dov’è” e forse percepire “dove sta andando”. Strumento di questo percorso volto a dare delle risposte, è la mia consapevolezza biologica intesa nella maniera più ampia,che spesso tenta a trovare le risposte nel passato, nella storia, senza accorgersi che il presente se non vissuto, non si sedimenta e non diviene memoria. La celebrazione del centenario, della morte di F.D.P è un’occasione irripetibile di autoanalisi e di autocritica della/nella società ladina, attraverso l’utilizzo ed il consumo del linguaggio delle immagini. 


The project's goal is to remember Franz Dantone Pascalin, the first photographer of the Dolomites, through observation and iconographic and iconological aspects of the present in his photographic production, presenting them in a contemporary works. Through the decomposition of the photographic representations of action, the project aims to analyze the various changes in Fassa society, understand "where" and perhaps feel "where it is going." Instrument of this path is my biological awareness that often tries to find answers in the past, in history, without realizing that this experience if you do not, do not settle and does not become memory. The celebration of the centenary of the death of FDP is an opportunity for self analysis and criticism of society Ladin, through the use of language and consumption of images.



Con il sostegno del Museo Ladino di Fassa e del Comune di Canazei, stati stati organizzati degli eventi collaterali come conferenze, serate dibattito, istallazioni sul territorio ecc.. Sono intervenuti artisti, intellettuali e critici, tra cui l'antropologo Cesare Poppi, la professoressa Orietta Berlanda, il Direttore del Museo Ladino e l'instancabile Manuel Riz (vedi foto).