Il conflitto tra i diktat dell’esistenza e la libertà di stile e
di pensiero
Le sue opere sono ficcanti come coltellate. Vi
trapela la forza dei sentimenti. La compattezza di pensiero è disarmante.
Simboli e segni esprimono significati altrimenti inesprimibili. L’appassionata
libertà nella scelta dei soggetti, l’uso acceso dei colori catturano
l’osservazione dello spettatore. Le sue opere dispiegano una visione del mondo
vibrante, sensuale. Nella collezione “Self Evolution”, la personalità femminile
è modulata in un’esemplare stratificazione di modernità, mentre in altre opere
appare introspettiva e profonda come nella raccolta B.H.I (Basis Human Instinct).
I suoi lavori sono stati esposti al Tiroler
Volkskunstmuseum di Innsbruck, con la partecipazione di nomi internazionali
come Aron Demetz, Lois Anvidalfarei e Gabriele Grones. Nella sua Valle
Soraperra è conosciuto per aver partecipato a vari progetti museali, da
sottolineare il Pascalin Project presentato dall’Istituto Culturale Ladino,
l’esposizione personale “Self Evolution” presso la Galleria Ufofabrik di Moena
e l’installazione presentata presso il Crentro d’Arte Contemporanea di
Cavalese. Innovativa la mostra esposta in una stalla: “Vaccanza” è stata presentata l’estate scorsa a Canazei,
un’ideazione progettata in sinergia con Manuel Riz, vignettista.
Lei afferma
che dipingere non è una scelta.
Certo… è un affanno senza fine, che nasce da un
logoramento interno, una sorta di sublimazione. Vive in me il senso di
appartenenza all’umanità, che mi tiene ancorato ad essa e che richiede una
costante ricerca per capirla attraverso la rappresentazione della condizione
umana.
La mia pittura poi, altro non è che un costante esercizio quotidiano per
rimanere vivo, una ricerca di rappresentazione di questo tempo… in fondo chi
più mi ha creato e cresciuto è questa società.
Le sue
radici affondano in un contesto culturale particolarmente fecondo, tuttavia le
sue opere si spingono “oltre la
tradizione” e rivelano un dialogo serrato con il resto del mondo.
La tradizione è un processo complesso che non ha
obiettivi se non quello di continuare a trasmettere un qualcosa che
inevitabilmente deve garantire un ordine sociale ormai testato tanto caro ai
politici e a chi governa. L’arte invece deve provocare un disordine, un
disorientamento che generi un nuovo punto di osservazione. Il mio dialogo con
il mondo cerca di evitare posizioni periferiche, permettendomi di trattare temi
universalmente riconosciuti. Purtroppo, spesso trovo Freud e le esperienze
viennesi da Egon Schiele a Hermann Nitsch ancora tanto coinvolgenti.
Ha esposto
i suoi lavori in numerose mostre, tra le quali “Ladinia” al Tiroler
Volkskunstmuseum di Innsbruck. Cosa significa partecipare a simili eventi?
È stato come riappropriarsi immediatamente di mille
anni di storia, mettendo al centro di un museo antropologico l’uomo
contemporaneo e la sua creatività, quasi posizionandolo ai comandi di
un’astronave che viaggia trasversalmente nella Storia. Questo progetto è stato
fantastico, porre le nostre opere in contrapposizione e dialogo con i segni del
passato, una contaminazione orgasmica, certo più audace che pericolosa. Ma è
stata anche un’occasione per incontrare ancora degli amici che condividono il
fare arte, e respirano appieno la contemporaneità.
Fortemente
espressiva è la collezione “Self Evolution”, nella quale è dominante l’aspetto
femminile, inteso come piacere fisico della materia rappresentato con arguzia
in un simbolico paradiso dei consumi. Cosa si nasconde dietro a queste
enigmatiche figure?
La pittura rispetto alla scultura nasconde mondi
nuovi, realtà nuove e ambigue. Quando ho intrapreso l’esperienza di Self
Evolution ho voluto riordinare concettualmente e formalmente la mia pittura
continuando ad indagare la figura della donna, intesa nella sua potenzialità
umana, psicologica, fisica e sessuale. Per fare questo ho compromesso nella
ricerca anche il concetto di bellezza, che da Baumgarten a Kant,
fino a Arthur Danto è stato sviscerato e analizzato in tutti i suoi aspetti.
Nella gestazione ho voluto fortemente volgermi dall’esperienza dei sensi al
pensiero filosofico, riconoscendo alla bellezza una delle tante qualità
estetiche e non solo un valore tra gli altri. La mancanza di una definizione
chiara e preponderante, sia filosofica che formale della bellezza, produce in me, ma credo anche nella società,
un senso di ansia, di inadeguatezza e disorientamento, di paura (Angst) e a noi
contemporanei non rimane che la drammatica scelta dell'abuso della sua ricerca,
come appunto in Self Evolution.
Alcuni dei
suoi lavori presentano volti coperti da una sorta d’impenetrabile copricapo
protettivo. Altre persone sono raffigurate di spalle e impediscono
all’osservatore di vederne il viso.
Oggi l’arte e gli artisti non riuscendo a comunicare
con la società, hanno perso l’illusione e la forza di cambiare il mondo. Chi lo
cambia sono i mass media, la pubblicità, il commercio e il capitalismo,
trasformando il tutto in spettacolo mediatico e virtuale. All’arte non rimane
che continuare a riportare al centro la verità che sta nell’uomo, preservando e
proteggendo il suo pensiero e le sue idee, a volte anche con degli
impenetrabili e cerebrali copricapo protettivi!
Le sue
opere di pittura, scultura e grafica si affidano a un’intensa e profonda
vocazione figurativa, che per contrappasso dovrebbe spingere l’osservatore a
una riflessione critica sui principi subdolamente imposti da una società sempre
più spazzatura.
L’importante di fronte ai valori, quali essi siano è
il rispetto, concetto che in una società capitalistica fatica a convivere. Il
vero problema è riportare l’uomo al centro, rendendolo umano e non funzionale
al sistema. La supremazia della concezione capitalistica e finanziaria
sostituisce la realtà quotidiana di ognuno di noi con la realtà virtuale, più
consona al concetto di crescita, che inevitabilmente offusca e non rispetta i
limiti naturali della persona. A noi artisti, non rimane che riportare l’uomo
al tu per tu con se stesso, sottraendolo alla riduzione a realtà virtuale del
consumismo.
Quanto la
bellezza deve convivere con uno stile per fare arte?
Spesso la bellezza, per raggiungere in maniera
subdola il pensiero e le scelte delle persone è stata usata come strumento
funzionale al raggiungimento di obiettivi non dichiarati. Anche l’arte e gli
artisti sono responsabili perché hanno abusato di questo affascinate elemento.
Fino ad un secolo fa la bellezza era ancora considerata da gran parte
dell’umanità lo scopo supremo dell’arte, divenendo spesso sinonimo stesso di
arte. Fortunatamente dalle Avanguardie in poi non è l’unico obiettivo
dell’arte, anche se quando l’arte ne abusa il tutto si tinge di vita e di
morte.
Da
professore: ritiene che oggi nelle nostre scuole si fa abbastanza per
avvicinare i ragazzi all’arte?
Oggi l’arte si trova fuori dai contesti di stretta
formazione scolastica o accademica, l’arte nasce ovunque c’è un potere da
sconfiggere e c’è qualcosa da dire, spetta a noi artisti portare le
argomentazioni al centro. Mi piace ricordare ai miei studenti che per fare
l’artista oggi, non è indispensabile saper disegnare…
Sofia Brigadoi
da Fiemme e Fassa
Periodico d’informazione 2012