Come
un tarlo nella mente è la domanda su “chi sono”.
La
ricerca pittorica sull’identità parte da un bisogno, non tanto interiore ma
sociale che inevitabilmente scava nel più profondo di me stesso e della mia
storia e continuamente mi chiede delle risposte, dei posizionamenti critici
all’interno della società, che possono variare a seconda delle risposte che io
mi do.
L’idenità
non è una questione intima o soggettiva ma sociale e di appartenenza, che
travolge inevitabilmente l’individuo in un costante confronto trà se stesso e i
suoi simili… o diversi. Sembra una richiesta che sempre più l’individuo compie
nei confronti di se stesso, un posizionamento continuo che ricorda il
navigatore GPS sempre pronto a correggere le proprie coordinate satellitari.
Definire
se stessi o un’entità riconoscibili attraverso un insieme di qualità e
caratteristiche che le distingue dal resto.
Nei
tempi della globalizzazione selvaggia diviene fondamentale e imprescindibile
“IDÉNTITARE” se stessi. Solo sapendo cosa ci distingue dal resto, o ci accomuna
al resto sentiamo di esistere, e la ricerca della propria identità diviene una
costruzione artificiale del nostro Io, un’invenzione… comunque una questione di
bordo.