Nella realtà apparente di oggi ciò che un artista crea non è importante, nel senso che tutto da sempre è incompiuto e l’arte mantiene oggi solo la finalità di completare la realtà.
Nella società del Consumismo, che genera in noi un atteggiamento nichilista, anche l’arte diviene un prodotto di consumo. L’epoca delle grandi ideologie e degli ideali è ormai superata e il luogo del dibattito è il luogo del consumo, inevitabilmente il luogo del “sistema”, ancorato ai social, come luogo virtuale di un’immagine in 2k della realtà trascendente. L’epicentro oggi è fragile e transitorio, e richiede oltre che la connessione, la capacità di lettura immediata della realtà.
Se l’arte ha ancora la forza di parlare all’uomo, dovrà stare nel luogo dell’uomo, adottando i codici di comprensione più adatti, trovando la capacità di esserci nel luogo del “non essere”, e la fugacità diviene la condizione del suo esistere.